Stanguellini è conosciuta in tutto il mondo per essere stata tra i più celebri costruttori modenesi di auto da corsa, ma – soprattutto – è stata un’azienda fatta di persone e delle loro storie. Storie che raccontano di una passione, quella per i motori, che ha sempre battuto nel cuore di Danilo Tavoni, una delle figure chiave degli anni d’oro dell’automobilismo italiano.
Nato a Modena il 10 dicembre 1935, il “Battilastra” – questo era il suo soprannome – ha lavorato per 15 anni nell’officina di Via Schedoni dove ha imparato il mestiere e affinato la sua tecnica. Ribattezzato “mani d’oro” sia da Enzo Ferrari che da Vittorio Stanguellini, il quale nutriva una forte stima per Tavoni, aveva una particolare abilità in fatto di “battitura” dell’alluminio per la carrozzeria e di saldatura dei tubi di scarico e dei telai. Grazie alle sue capacità tecniche e alla sua forte determinazione, Danilo Tavoni ha contribuito a rendere grande il marchio Stanguellini e anche dopo la sua scomparsa, avvenuta nel 2020, il suo nome continua a riecheggiare nel mondo delle auto da corsa.
Una passione sconfinata
Osservare Danilo Tavoni all’opera è stato un privilegio di pochi, ma tutti coloro che hanno avuto la fortuna di incontrare sul loro cammino quest’uomo minuto dalla forza sorprendente sono rimasti piacevolmente impressionati dalla maestria con cui si destreggiava in officina e dalla sua creatività senza limiti.
Con un po’ di fantasia, una grande abilità manuale e un’acuta sensibilità, un semplice pezzo di lamiera poteva diventare la parte fondante di un’automobile. E insieme all’esperienza di Vittorio Stanguellini il risultato erano vetture straordinarie.
Tavoni era entrato in Via Schedoni poco più che un bambino e ne era uscito un uomo, e un professionista, dalle abilità riconosciute in tutto il settore che hanno spalancato le porte, successivamente, a una carriera brillante, prima presso la Lamborghini a Sant’Agata e poi presso la Glem Gas come prototipista e lamierista di cucine.
Ma anche in pensione la sua passione per i motori non è scomparsa e si è dedicato alla realizzazione di particolari in alluminio per moto (come parafanghi e serbatoi) e anche vere e proprie “special” a due ruote di impronta sportiva.
Oggi al Museo Stanguellini sono conservati i suoi classici attrezzi del mestiere, tra cui il ceppo in legno su cui la lamiera veniva battuta a mano, che testimoniano il lavoro di una delle persone che hanno fatto la storia del marchio.
Grazie, Danilo.