Il 26 marzo 2024 si celebrano gli 85 anni dalla seconda edizione della Corsa della Litoranea in Libia avvenuta nel 1939. Per la Squadra Stanguellini, a percorrere i 1500 chilometri che separavano Tobruk da Tripoli furono Giulio Baravelli sulla 500 Topolino e Franco Bertani sulla 1100.
Per la gara Stanguellini realizzò due vetture su meccanica della Fiat Topolino, rendendole aerodinamiche e intervenendo sul filtro del carburatore per vincere il nemico più agguerrito: la sabbia.
Il risultato fu sorprendente: Giulio Baravelli portò la vittoria di classe con la piccola 500 viaggiando a 102,825Km/h di media e rimanendo al volante ininterrottamente per più di 14 ore (14 36’ 40’’’ precisamente).
La Corsa della Litoranea in Libia è stata l’impresa più clamorosa realizzata da Stanguellini in tutto periodo dell’Anteguerra, nonché una delle tante dimostrazioni dell’intuitività di Vittorio e della capacità dei suoi meccanici.
L’ingegnosità di Stanguellini
La Topolino era già stata trasformata nel 1937 in un’autentica vettura da corsa.
Per il motore, Stanguellini sfruttò la componentistica della SIATA, un’azienda torinese specializzata, esaltandone l’efficienza. La carrozzeria, invece, venne realizzata dalla Torricelli, una ditta modenese, su disegno di Stanguellini e rese la Topolino una spider con leggera carenatura aerodinamica. Altri affinamenti furono riscontabili nei cerchi delle ruote alleggeriti di marca Fergat e nei pannelli aerodinamici applicati ai parafanghi posteriori.
Ma l’intuizione più geniale fu la preparazione di uno speciale filtro per il carburatore utilizzando calze di seta da donna (che Vittorio sottraette al guardaroba della moglie) per combattere le insidie della finissima sabbia del deserto, allontanando il rischio di danneggiare pesantemente il meccanismo interno del motore.
Perché proprio le calze? Perché montare un altro genere di filtro davanti al carburatore avrebbe richiesto più spazio e modifiche della linea della carrozzeria, impattando sulla leggerezza e l’areodinamicità della vettura. Le calze, invece, leggere e pratiche, non richiedevano nessuna staffa aggiuntiva: fu sufficiente appallottolarle per adattarsi allo spazio a disposizione.
Se inizialmente l’idea lasciò perplessi i partecipanti, la reazione fu diversa quando videro la vettura di Giulio Baravelli giungere a Tripoli con un anticipo tale che i commissari non avevano ancora predisposto il traguardo.
La gara
Il giorno della gara, come previsto, Bertani assunse il comando ma dovette fermarsi per un problema meccanico. A Derna, non volendo trascorrere la notte nel deserto, pagò profumatamente per trovare un passaggio, perché la gara si svolgeva su strade aperte al traffico.
Passata la notte al sicuro, il giorno dopo attivò il soccorso per il recupero della macchina ma questa era sparita: si temeva che gli abitanti del deserto l’avessero preferita ai loro cammelli. Si recò sconfortato alla stazione dei carabinieri di Derna per denunciarne la scomparsa, ma la vettura era già stata ritrovata e attendeva che qualcuno la andasse a ritirare.
Per Baravelli, invece, tutto andò liscio. Partito primo da Tobruk, arrivò primo a Tripoli, con un vantaggio sul secondo arrivato di quasi due ore.
Un’impresa che ha segnato in modo indelebile la storia della Stanguellini, del panorama delle corse automobilistiche e dell’ingegnosità umana di fronte alle sfide più estreme.