Michael May è una figura leggendaria nel mondo delle corse automobilistiche. Ex pilota e ingegnere svizzero, è celebre per aver rivoluzionato il motorsport introducendo l’alettone sulle auto da competizione, un’innovazione che ha cambiato per sempre il design delle vetture da corsa.
Ma il suo legame con la Stanguellini va ben oltre l’aspetto tecnico. Con una Stanguellini, May ha scritto una pagina importante della storia delle corse, conquistando la sua prima vittoria nel celebre Gran Premio di Monaco nel 1959 in Formula Junior e ottenendo brillanti risultati anche in altre competizioni, come il secondo posto all’Eifelrennen e a Pau.
Oltre ai successi in pista, Michael May è stato un ingegnere e un tecnico fondamentale per Stanguellini, mettendo a disposizione della casa automobilistica le sue eccezionali competenze e contribuendo a migliorare la qualità e l’innovazione delle vetture prodotte. Un legame che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia del marchio.



Un nome che ha fatto la storia
Nato a Stoccarda, in Germania, il 18 agosto 1934, Michael May sviluppa fin da giovane una forte passione per i motori. Dopo aver conseguito il diploma di scuola superiore, decide di approfondire le sue conoscenze in ingegneria meccanica, iscrivendosi all’Istituto Federale Svizzero di Tecnologia.
A metà degli anni ’50, Michael si avvicina al mondo delle competizioni motoristiche, ottenendo alcuni successi. Tuttavia, la sua carriera viene bruscamente interrotta da un incidente, ma la sua eredità nel mondo delle corse rimarrà indelebile.
Il suo contributo più significativo è l’introduzione dell’alettone nelle auto da competizione, una rivoluzione che avrebbe cambiato per sempre l’aerodinamica delle vetture da corsa.
Nel 1956, durante la 1000 km del Nürburgring, Michael May porta in gara una Porsche 550 RS equipaggiata con un inedito alettone arancione, progettato e sviluppato artigianalmente in soli tre mesi. Testato sulle strade intorno a Berna, l’alettone aveva una configurazione unica, con un’ala rovesciata e profili verticali sagomati che riducevano i vortici d’estremità d’ala e aumentavano il carico aerodinamico.
Insieme al cugino Pierre, May ottenne tempi di giro significativamente più rapidi rispetto alle vetture ufficiali grazie alla deportanza generata dall’alettone. Tuttavia, non poté competere in quella configurazione a causa dell’opposizione del direttore del reparto corse Porsche. Anche se la sua carriera da pilota si concluse prematuramente, la sua influenza nel settore automobilistico non svanì. Le sue straordinarie competenze tecniche lo portarono a iniziare una carriera come consulente per Bosch, contribuendo allo sviluppo degli impianti di iniezione del carburante, per poi essere assunto dalla Ferrari, dove continuò a dare il suo prezioso contributo allo sviluppo delle tecnologie motoristiche.
